L’obesità rappresenta oggi uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo del diabete mellito di tipo 2 (T2DM). Si stima che oltre la metà dei casi di diabete sia attribuibile all’eccesso di peso corporeo, rendendo l’obesità un determinante cruciale ma modificabile nella prevenzione di questa patologia.


La portata del problema

A livello globale, la prevalenza sia dell’obesità che del diabete è in rapido aumento. Secondo le più recenti stime epidemiologiche, entro il 2045 oltre 780 milioni di persone vivranno con il diabete, e più del 50% della popolazione mondiale sarà in sovrappeso o obesa.
Questo fenomeno non è più limitato ai Paesi industrializzati: riguarda sempre più anche i Paesi in via di sviluppo, dove la transizione verso modelli alimentari occidentali e la sedentarietà stanno accelerando la diffusione del problema.


Meccanismi fisiopatologici comuni

1. Resistenza insulinica e accumulo di grasso viscerale

L’obesità promuove la resistenza all’insulina attraverso l’accumulo di grasso, in particolare quello viscerale, che è metabolicamente attivo. Il tessuto adiposo viscerale rilascia acidi grassi liberi, ormoni e citochine pro-infiammatorie che interferiscono con la segnalazione insulinica.

2. Disfunzione del tessuto adiposo

Con l’aumento della massa adiposa, gli adipociti diventano ipertrofici e metabolicamente disfunzionali. Ciò si traduce in un rilascio eccessivo di TNF-α, IL-6 e altre citochine infiammatorie che contribuiscono a uno stato infiammatorio cronico di basso grado, tipico dell’obesità e del T2DM.

3. Lipotossicità e accumulo ectopico di grasso

L’eccesso di lipidi non immagazzinati correttamente nel tessuto adiposo tende ad accumularsi in organi non deputati allo stoccaggio dei grassi — come fegato, muscolo e pancreas — alterandone la funzione e peggiorando la sensibilità insulinica.

4. Ruolo del microbiota intestinale

L’obesità e il diabete sono associati a disbiosi intestinale, ossia a un’alterazione della composizione del microbiota. Questo squilibrio può determinare una maggiore permeabilità intestinale e un passaggio nel sangue di endotossine (LPS) che promuovono infiammazione sistemica e insulino-resistenza.

5. Squilibrio tra tessuto adiposo bianco e bruno

Il tessuto adiposo bianco (WAT) accumula energia, mentre il tessuto adiposo bruno (BAT) la dissipa sotto forma di calore. Nell’obesità, il ridotto funzionamento del BAT e la scarsa conversione del WAT in tessuto “bruno” contribuiscono al dispendio energetico ridotto e all’aumento di peso.


Evidenze da studi sperimentali e clinici

Studi in modelli animali

Modelli murini come il topo ob/ob o il ratto Zucker, insieme a modelli indotti da dieta ad alto contenuto di grassi, hanno permesso di chiarire i meccanismi cellulari e molecolari che collegano obesità e diabete.
Questi studi hanno evidenziato come l’infiammazione del tessuto adiposo e lo stress ossidativo siano determinanti chiave nella comparsa della resistenza insulinica.

Studi clinici sull’uomo

Nei pazienti, anche una modesta perdita di peso (5–10%) migliora significativamente il controllo glicemico, la pressione arteriosa e il profilo lipidico.
Terapie farmacologiche moderne come agonisti del GLP-1 (es. semaglutide), tirzepatide e inibitori del SGLT2 si sono rivelate efficaci sia nel controllo glicemico che nella riduzione del peso corporeo.


Strategie di gestione

1. Cambiamento dello stile di vita

Rimane il cardine della gestione di obesità e diabete di tipo 2.

  • Alimentazione bilanciata: riduzione dell’apporto calorico, preferenza per alimenti ricchi di fibre e poveri di grassi saturi.
  • Attività fisica regolare: migliora la sensibilità insulinica e favorisce la perdita di grasso viscerale.

2. Trattamento farmacologico

Oltre alla metformina, oggi sono disponibili farmaci innovativi che agiscono anche sul peso corporeo, come agonisti GLP-1 e SGLT2-inibitori, che offrono benefici sia metabolici che cardiovascolari.

3. Chirurgia bariatrica

Rappresenta un’opzione terapeutica efficace nei casi di obesità grave (BMI ≥ 35–40), dimostrando effetti duraturi non solo sulla perdita di peso, ma anche sulla remissione del diabete.

4. Nuove prospettive terapeutiche

La ricerca si sta concentrando su:

  • Microbiota intestinale, con l’uso di prebiotici, probiotici e sinbiotici per modulare l’ecosistema intestinale;
  • Digiuno intermittente e strategie nutrizionali mirate;
  • Attivazione del tessuto adiposo bruno, come nuova frontiera del trattamento metabolico.

Il ruolo di prebiotici e probiotici

Le recenti evidenze suggeriscono che la modulazione del microbiota intestinale possa rappresentare un nuovo approccio nel trattamento di obesità e T2DM.

  • I prebiotici (come inulina, FOS, GOS) favoriscono la crescita di Bifidobacteria, migliorano la tolleranza al glucosio e riducono l’endotossiemia.
  • I probiotici, in particolare ceppi di Lactobacillus e Bifidobacterium, possono migliorare il profilo lipidico e la sensibilità insulinica.

Alimenti naturalmente ricchi di prebiotici includono cipolla, aglio, porri, carciofi, asparagi, cicoria, banane, mele, pere, legumi, cereali integrali e patate raffreddate dopo la cottura (fonte di amido resistente).


Conclusioni

Obesità e diabete di tipo 2 sono due condizioni strettamente collegate, il cui legame è radicato in complessi meccanismi metabolici, infiammatori e ormonali.
Una strategia integrata basata su dieta, attività fisica, trattamenti farmacologici innovativi e nuove vie di ricerca (come la modulazione del microbiota) rappresenta la chiave per contenere la crescente epidemia globale di “diabesity”.


Bibliografia